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domenica 14 agosto 2016

Sei un fotografo responsabile?

di Raffaella Milandri

La qualità della vita, oggi, si misura in base alle occasioni da fotografare con il cellulare e postare su Facebook? Con il cellulare, chiunque è sempre pronto a scattare foto e fare filmati, anche “a tradimento” e di nascosto, in cerca di notorietà, di tanti “mi piace” su facebook. Ovviamente, mi duole dire, il gatto di casa, il piatto di pastasciutta, la zia Clara che si cimenta con il karaoke o la cugina Clementina in mutande sono interessanti e simpatici, ma la “Fotografia” con la F maiuscola è un’altra cosa, nella maggior parte dei casi.
Se una gita fuori porta basta per scatenare il “fotografo” latente in ognuno, invece un viaggio in Italia o all’estero, sia come viaggiatore indipendente che in gruppo turistico organizzato, trasforma molti di noi in pirati all’arrembaggio di una nave carica di… immagini da catturare con il cellulare o, meglio ancora, con l’obiettivo fotografico. Le situazioni più impensate, colorate, folkloristiche e straordinarie spingono all’azzardo estremo e un selfie può portare addirittura alla morte; lo documenta ad esempio questo articolo http://www.lospillo.net/10-incredibili-storie-di-persone-morte-per-un-selfie/ . Ognuno è alla ricerca dello “scatto memorabile” di se stesso o del prossimo, o del panorama, o di un animale selvaggio.
In qualità di fotografa sono a chiedere provocatoriamente: scattare foto può infrangere i diritti umani?  ...segue...
L'articolo completo è disponibile a questo link http://www.ilmascalzone.it/2016/08/sei-un-fotografo-responsabile/

Raffaella Milandri

domenica 20 novembre 2011

Un libro per la Indiana Jones al femminile: è la italiana Raffaella Milandri

E' una viaggiatrice solitaria che parte alla esplorazione di alcuni remoti angoli di mondo, in fuoristrada. Armata di telecamera e macchina fotografica, si reca in riserve e villaggi di pigmei, aborigeni, indiani d'America, boscimani e cerca la verità sulle attuali condizioni di questi popoli, pronta a documentare e denunciare le ingiustizie e le violazioni dei diritti umani . In uscita a fine novembre il suo libro "Io e i Pigmei. Cronache di una donna nella foresta" Nella lettura di questo sorprendente viaggio, ci immergiamo insieme all'autrice nel caldo della foresta tropicale, e ci lasciamo trasportare attraverso villaggi e personaggi, ansiosi di scoprire chi si incontra dietro l'angolo. Nella esperienza narrata nel libro della viaggiatrice solitaria e attivista per i diritti umani Raffaella Milandri, troviamo buoni e cattivi , ma soprattutto cattivi: a tratti drammatico, mai patetico, è un vero racconto di denuncia. I Pigmei sono vittime di soprusi impensabili. Attraverso gli occhi della Milandri, ci troviamo anche noi alle volte inquieti, alle volte arrabbiati, altre volte ancora divertiti da situazioni vissute con ironia e dipinte con pungenti osservazioni . Le avventure della scrittrice si dipanano in un racconto avvincente, è il pericoloso viaggio di una donna, attivista per i diritti umani, alla scoperta dei Pigmei odierni: chi sono e quali sono le straordinarie tradizioni di questa cultura millenaria? Qual è il devastante impatto del "Progresso" su questo popolo pacifico e in profonda armonia con la natura? Il libro, illustrato da bellissime foto, racconta un incredibile viaggio e una ardua e ostinata ricerca della verità. Le testimonianze raccolte diventano un appello disperato affidato alla Milandri dal Popolo della Foresta.Link al minitrailer http://www.youtube.com/watch?v=2Em3VpPrN-I
Confida l'autrice del libro Raffaella Milandri, viaggiatrice in solitaria e fotografa umanitaria, in merito alle difficoltà incontrate durante la sua esplorazione: “Il mio vantaggio più grande? L'essere donna. Il mio svantaggio più grande? L'essere donna” L'esperienza della viaggiatrice è un racconto avvincente, commovente e terribilmente vero. In uscita alla fine di novembre 2011, edito dalla Polaris, il libro contiene anche consigli per i viaggiatori "faidate" e soprattutto per le donne in viaggio.La dedica dell'autrice va a Sergio Bonelli " ha scolpito i miei Sogni" ; un capitolo è dedicato a Maurizio Costanzo , che ha ospitato la Milandri in tv. Link al libro http://www.polaris-ed.it/index.php?page=shop.product_details&flypage=shop.flypage&product_id=679&category_id=2&option=com_virtuemart&Itemid=21 Raffaella Milandri, Milandri, libro, cronache, fotografa umanitaria, viaggiatrice solitaria, attivista per i diritti umani, viaggi, avventuriera, facebook , raffa jones, camerun, pigmei, boscimani, polaris, maurizio costanzo, sergio bonelli

Avventuriera sui tacchi a spillo. Su Facebook

Alcuni giornali definiscono Raffaella Milandri una "avventuriera", una incredibile figura romantica di altri tempi . Gli amici la hanno soprannominata "Raffa Jones": è una viaggiatrice solitaria che parte alla esplorazione di alcuni remoti angoli di mondo, in fuoristrada. Armata di telecamera e macchina fotografica, si reca in riserve e villaggi di pigmei, aborigeni, indiani d'America, boscimani e cerca la verità sulle attuali condizioni di questi popoli, pronta a documentare e denunciare le ingiustizie e le violazioni dei diritti umani . Spiega la Milandri "I popoli indigeni spesso si trovano sulla traiettoria delle speculazioni di Governi e multinazionali, che ambiscono alle ultime fette di paradiso terrestre ricche di risorse naturali." Dedichiamo una breve intervista a questa donna intraprendente. -Come è la viaggiatrice solitaria durante i suoi viaggi?" "Ad ogni partenza mi spoglio delle mie impalcature mentali ed esteriori da occidentale, e indosso dei panni estremamente comodi e spartani. La dimensione della valigia è inversamente proporzionale al concetto di libertà. Mi affido al mio 'quinto senso e mezzo', ovvero al mio istinto, e mi muovo senza programmi, pronta a cambiare rotta in base alle esigenze. " -E come è quando è a casa? "A casa ? Sono spesso vittima dei tacchi alti e dei tailleur. In lotta continua con il tempo, affaccendata come solo noi occidentali sappiamo fare." -Ha incontrato pericoli nei suoi viaggi? Raffaella Milandri lancia uno sguardo al cielo.
" Ogni volta può esserci l'imprevisto, come un guasto alla macchina in mezzo al nulla. Ma il pericolo più grande nasce quando tocco gli interessi dei potenti. Spesso mi trovo a raccogliere denunce molto scottanti, e in certe aree remote farmi scomparire sarebbe una soluzione molto facile. Ma la mia arma migliore è tenere un profilo basso: spesso faccio la finta tonta o la turista idiota" -E ha mai avuto molestie di tipo sessuale? "Riesco quasi sempre a prevenire queste situazioni.Ma certo, può capitare" -Raffaella, Lei viaggia con qualche organizzazione o associazione?". "No, io mi muovo da sola e spesso in incognito. Poi, quando torno in Italia, organizzo convegni e conferenze per divulgare il materiale raccolto, grazie ad Associazioni o a Assessorati alla Cultura" -E' vero che i Suoi viaggi si possono seguire in diretta su Facebook? "Sì, metto online foto e filmati, ho molte persone che mi seguono e mi sostengono nei momenti bui" -Quali angolo di mondo Le sono rimasti nel cuore? "Tutti, luoghi e persone. Il Giappone, l'Orissa, il Camerun, il Botswana, l'Australia , il Tibet....Forse l'Alaska ha un posto speciale: l'ultima frontiera" -La mèta del prossimo viaggio? "Ancora da confermare. Per ora sono impegnata con la presentazione del mio libro in prossima uscita 'Io e i Pigmei.Cronache di una donna nella foresta' della casa editrice Polaris. E' un racconto di viaggio ma anche una denuncia del rischio di estinzione dei Pigmei. " Link a filmato http://www.youtube.com/watch?v=HXApuzVaVok

giovedì 28 ottobre 2010

"Come testimone, io sono responsabile di verità che non vanno taciute"



Si preannuncia un evento molto seguito il multireportage-conferenza "Scomode verità: solidarietà e riflessione sui popoli indigeni", di Raffaella Milandri, che si terrà ad Ascoli Piceno il 31 ottobre.
"E' un incredibile viaggio che tocca vari popoli indigeni e feroci discriminazioni dei diritti umani
nonchè veri e propri genocidi. Per chi partecipa sarà come essere testimone oculare delle mie esperienze in solitaria " dice la Milandri.

Questo incontro con la fotografa umanitaria e attivista per i diritti umani dei popoli indigeni
Raffaella Milandri è una piccola rassegna di scomode verità raccolte durante i suoi viaggi in solitaria nelle realtà tribali. Foto, filmati e interviste denunciano situazioni che sono state riportate anche al Commissariato per l’eliminazione delle Discriminazioni Razziali dell’ONU.

Attraverso mezzi di comunicazione e social network la Milandri lancia appelli, raccoglie firme e missive di denuncia da inviare a Presidenti e Ministri di diverse nazioni, tra cui anche Sonia Gandhi.

L'appuntamento, organizzato dal Lions Club Ascoli Piceno Urbs Turrita e in particolare dal Presidente Marisa Cozza.è per il 31 ottobre 2010 ore 17,30 ad Ascoli Piceno, alla Sala Docens in Piazza Roma 6, nell'occasione vi sarà la cerimonia per il conferimento della borsa di Studio "Simona Orlini". Una poesia di Andrea cacciavillani, poeta e scrittore molisano, è stata composta
in solidarietà ai popoli indigeni e sarà interpretata dall'artista Edoardo Vecchiola.
L'evento, proprio grazie al suo particolare rilievo umanitario, verrà segnalato dall'Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali del Milistero per le Pari Opportunità.

Dagli indiani d'America, agli aborigeni australiani, agli indios amazzonici, ai boscimani del Kalahari, agli adivasi dell'India e tante altre etnie, questi popoli indigeni sono fratelli nel condividere una storia tragicamente simile.

Culture antiche, radicate alle loro terre ancestrali, tradizioni e linguaggi unici patrimonio dell'Umanità. Ogniqualvolta in queste terre, tutt'oggi, viene trovato un giacimento minerario-oro, diamanti, bauxite, carbone- o una risorsa da sfruttare-petrolio, foreste- incomincia la distruzione, la cancellazione, la persecuzione per questi popoli , in nome del "Progresso" .

Durante questo multireportage, tra gli altri popoli, si parlerà in particolare dei boscimani del Kalahari, allontanati con la forza dalle loro terre a causa di miniere di diamanti che, sulla base di un comunicato di ottobre 2010, hanno fatto registrare un surplus di 22 milioni di euro nelle casse del Botswana. " I boscimani rischiano l'estinzione, gli interessi in gioco sono troppo rilevanti" dice la Milandri e aggiunge: "Questo multireportage sarà in programmazione in alcune città italiane e sono disponibile a ulteriori divulgazioni presso scuole e associazioni: come testimone, io sono responsabile di verità che non vanno taciute"

"Solo l'informazione può salvarci" questo è il messaggio semplice e incisivo di Kumti Majhi, un leader tribale dell'Orissa , che è contenuto in un appello divulgato dalla fotografa .

La Milandri, recentemente adottata simbolicamente dalla tribù dei Crow, indiani d'America,
organizza i suoi viaggi in solitaria preferibilmente in fuoristrada,
ecco il link ad un filmato su Raffaella Milandri :
http://www.youreporter.it/video_Il_lavoro_di_testimone_e_attivista_per_i_diritti_umani_1

domenica 22 novembre 2009

Tra la perduta Gente, mostra-proiezione di Raffaella Milandri




UNA DENUNCIA IN SOLIDARIETA’ AI BOSCIMANI DEL KALAHARI E AI POPOLI INDIGENI E TRIBALI: “TRA LA PERDUTA GENTE”DI RAFFAELLA MILANDRI

“Tra la perduta gente “
è la nuova emozionante mostra-proiezione della fotografa e viaggiatrice in solitaria Raffaella Milandri.
Si terrà il 13 dicembre alle ore 16.00 presso l’Auditorium Comunale di San Benedetto del Tronto. “E’ un reportage video-fotografico, una importante testimonianza raccolta in Botswana che è un tributo di solidarietà al popolo dei Boscimani del Kalahari e a tutti i popoli indigeni. Con “Tra la perduta gente” si vuole anche sensibilizzare l’opinione pubblica e il Parlamento Italiano a favore della ratifica dell’Italia alla ILO 169” dice l’autrice.
Questo reportage, corredato da una intervista-denuncia sulla situazione dei Boscimani, è articolato dantescamente in tre sezioni di foto: immagini della terra ancestrale dei Boscimani nella sua bellezza (Paradiso), il villaggio dei Boscimani nel Kalahari con problemi di sopravvivenza (Purgatorio) ,ed infine uno dei campi di deportazione(Inferno).
“Durante la mia intervista la donna boscimane, mentre racconta le vicissitudini del suo popolo, indica sempre là, un punto lontano, dove vuole tornare: è la sua terra ancestrale, il deserto del Kalahari” dice la Milandri, e aggiunge:
“Il titolo ha significato duplice: la gente perduta sono i Boscimani, dispersi e smarriti nella loro identità; ma in senso dantesco sono anche i Governi e le multinazionali, quando usano un potere crudele contro popoli inermi”
LA STORIA DEI BOSCIMANI DEL KALAHARI
I boscimani sono uno dei popoli più antichi della terra: da oltre 30.000 anni hanno vissuto nel deserto del Kalahari. La Central Game Reserve of Kalahari, in Botswana, è infatti stata creata nel 1961 per proteggere il loro territorio e la loro cultura, basata sulla caccia e su una vita in armonia con la natura. Ma dal 1997 è iniziata una vera odissea per questo antico popolo, dopo la scoperta di ricche miniere di diamanti nel loro deserto. Uomini, donne, bambini, anziani portati via con la forza su camion, villaggi smantellati, scuola e ambulatorio medico chiusi, e per finire distrutte le riserve d’acqua e chiusi i pozzi d’acqua.
Dopo diverse deportazioni, oggi nella riserva sono rimasti solo 300 Boscimani, tutti gli altri sono in campi di reinsediamento. Questi 300 Boscimani hanno enormi problemi di sopravvivenza e una vita durissima : il Governo proibisce loro di andare a caccia, e vengono arrestati se lo fanno; il Governo proibisce loro di usare i pozzi d’acqua, e sono costretti a raccogliere l’acqua da pozzanghere nella sabbia e da radici. proibisce di La loro vita è durissima.
“Ho visitato il villaggio nel deserto, dopo aver donato loro zucchero, latte, the e tabacco, prendo una tanica d'acqua dall'auto e la poso in terra, in mezzo al cerchio della gente del villaggio, seduta all'ombra di uno dei rari alberi. E subito, con un ordine gerarchico e familiare che a me è oscuro, appaiono tazze di latta che vengono riempite e svuotate lentamente, in silenzio religioso. Ora comprendo appieno cosa significa l'acqua nel deserto. Lo vedo nei loro occhi, nei loro visi impolverati e nelle labbra aride. Chiedo ad una ragazzina che parla un po' di inglese dove si trova l'acqua, e lei alza il braccio indicando l'ovest: lontano, lontano....Le donne lavano i panni in bacinelle con un dito d'acqua densa e scura. Gli unici pozzi d'acqua vicini (30 km circa) sono stati chiusi e non hanno il permesso di scavarne di nuovi.” racconta la Milandri.
Oggi, mentre i Boscimani nel deserto lottano per la sopravvivenza, le migliaia che si trovano
nei campi di reinsediamento sono vittime di alcolismo, HIV, depressione. La loro unica ed antica cultura rischia di scomparire per sempre. Stanno perdendo la loro identità e ancora aspettano perché vengano riconosciuti i loro diritti umani.
Nel 2006 i Boscimani hanno vinto una –lunghissima- causa nei confronti del Governo del Botswana, ottenendo il diritto a vivere nelle loro terre, a usare i pozzi d’acqua e a poter cacciare per il loro fabbisogno alimentare; ma dopo la sentenza nulla è cambiato. Ogni volta che hanno provato a tornare alla loro terra, li hanno costretti a tornare nei campi di reinsediamento.
E’ del 12 novembre 2009 una notizia riportata dal quotidiano canadese Globe and Mail :
una donna Boscimane, ad un posto di controllo, guarda la immagine appesa del Presidente del Botswana Ian Kama e dice quello che per lei è un complimento: “sembra un Boscimane” . Il commento viene ritenuto un insulto e la donna viene portata alla stazione di polizia, segregata per un giorno e una notte, e costretta a pagare una multa. L’appello della Milandri:
“E’ urgente intervenire subito, la gente boscimane è davvero disperata, non ce la fa più. Parte del materiale della mia mostra-proiezione è già stato inviato, insieme ad una documentazione, al Commissariato per l’eliminazione delle Discriminazioni Razziali dell’ONU. Il Segretario in carica mi ha confermato che la questione dei Boscimani verrà esaminata entro i primi mesi del 2010. Speriamo bene”
I POPOLI INDIGENI E LA ILO 169
Il caso dei Boscimani è, purtroppo, una goccia nel mare delle discriminazioni, violenze, soprusi a cui sono stati assoggettati i popoli indigeni e tribali: i nativi americani(dagli Apache agli Inuit), gli aborigeni australiani, i maori neozelandesi, gli indios sudamericani, i pigmei africani, e tanti-troppi-altri.
Circa 300 milioni di persone nel mondo sono accomunate da questo destino: culture e società così speciali che dovrebbero essere Patrimonio dell’Umanità, stili di vita semplici a contatto con la natura .
Da parte loro, solo la richiesta di essere lasciati nelle loro terre ed essere riconosciuti come esseri umani, con i loro diritti; da parte di Governi e multinazionali, l’avidità senza scrupoli di appropriarsi di terreni dove si trovano ricchezze : diamanti, uranio, oro, petrolio, foreste.
“ Non guardiamo a questi popoli con simpatia solo nei film e nei documentari dove si raccontano le loro storie: sono esseri umani, reali, che soffrono. Ho visto la stessa sofferenza e smarrimento negli occhi degli Inuit in Alaska, degli Apache negli Stati Uniti, degli Aborigeni in Australia, dei Boscimani in Botswana. Sono stata testimone di crudeli episodi di razzismo e ho visto ovunque trattamenti davvero disumani per questi popoli che hanno la sola colpa di essere semplici e genuini. E che rischiano l’estinzione” dice Raffaella Milandri
L’appello e il messaggio della mostra “Tra la perduta gente” è quello di sostenere e caldeggiare la ratifica dell’Italia alla ILO 169, che è una convenzione internazionale in supporto dei popoli indigeni e tribali.
“ Per L’Italia , che fa già parte della ILO, agenzia delll’ONU, dal 1919, si tratta di una ratifica che non ha effetti sulla realtà nazionale. E’ solo un gesto di solidarietà che aiuta questi popoli ad essere riconosciuti nella loro dignità. Su Facebook abbiamo formato un gruppo che conta ad oggi circa 2000 iscritti, con lo scopo di sollecitare il Ministro Frattini a questa ratifica.”
L’iniziativa della Milandri ha trovato terreno fertile a questa campagna a San Benedetto del Tronto, dove il Consiglio Comunale –motore il partito dei Verdi-ha infatti recentemente approvato la mozione per la ratifica dell’Italia alla ILO 169, che verrà così spedita alla Presidenza della Repubblica e del Consiglio, e ai Ministeri competenti. L’Assessore alle Politiche Ambientali, Paolo Canducci, promuove la mostra.

sabato 19 settembre 2009

Fotografia umanitaria: perchè

E' stato come ....quando cerchi di mettere insieme vari ingredienti per una nuova ricetta.
Ho amalgamato le mie sensazioni e pulsioni e passioni e ho cercato di trovare la mia strada. Passione per la fotografia, per il viaggio in solitaria, per la gente, per i problemi di culture e Paesi in continua sofferenza. Curiosità innata. Sentimenti forti contro l'ingiustizia. Una parte di me poi ha accumulato una enorme empatia per le popolazioni indigene e tribali. I popoli in pericolo e sofferenza nella loro libertà, cultura, identità: gli aborigeni australiani, i maori neozelandesi, gli eschimesi americani e canadesi, i San sudafricani, i tibetani e tanti altri ancora.
In molti casi esiliati in riserve, dopo stermini, abusi e genocidi.
Ora tragicamente minati da alcol, AIDS, suicidi. Ignorati spesso per potere e denaro: sulle loro terre usurpate petrolio, oro, diamanti, uranio.
Alla fine ho capito che ciò che volevo davvero era fare della fotografia uno strumento di aiuto umanitario. Non riesco a coniugare commerciale ed umanitario: preferisco donare una foto per beneficenza che ricavarne denaro.